Era il 1848, anno in cui si cercò l’Indipendenza. Non solo in Italia ma anche in Boemia, Austria, Ungheria, Francia, Croazia. Lotte insurrezionali per scacciare gli invasori. A Milano il Maresciallo Radetzky bloccò immediatamente ogni possibilità: dall’Impero Austro-Ungarico non si può uscire.
Tutto vano, perchè è stata una speranza illusoria nella quale nessuno riuscì a fare nulla di concreto. Fu però l’inizio di un nuovo modo di sentire per entrare in sinergia nella causa Patriottica e in successive campagne e battaglie.
La Città di Milano si è posta, tra le numerose iniziative, di valorizzare uno tra i luoghi che custodiscono la sua memoria storica, restituendo e dando nuova vita e dignità ai caduti per la sua indipendenza: Il monumento commemorativo di piazza Cinque Giornate.
Di che cosa si tratta? In una breve storiografia ufficiale, alla fine del XIX secolo le autorità milanesi e l’allora sindaco decisero di onorare la memoria dei patrioti caduti durante i moti avvenuti fra il 18 e il 22 marzo 1848, considerati il primo vero tentativo del capoluogo lombardo di sollevarsi e liberarsi dal dominatore austriaco, attraverso la realizzazione di un monumento commemorativo. I lavori affidati allo scultore Giuseppe Grandi (Ganna, 17/10/1843 – 30/11/1894) che eresse un obelisco in bronzo alto circa 23 metri circondato da cinque figure femminili, allegoria delle Cinque Giornate, con i nomi dei caduti del 1848. I valorosi furono sepolti, in un primo momento, presso il Sepolcreto dell’antica Ca’ Granda, oggi ospedale Policlinico di Milano e nella chiesa di Santa Maria del Carmine. Successivamente, nel 1895, furono traslati nella cripta collocata sotto il monumento di piazza Cinque Giornate, tutt’ora presenti. Percorrendo una scala chiusa da una botola in bronzo, anch’essa opera del Grandi, si accede a un deambulatorio e a un corridoio centrale che unisce la sala d’ingresso con una apertura sul lato esterno, chiusa da una grata.
Nel mese di Gennaio 2024 è stato presentato un progetto di restauro dedicato al Monumento e alla Cripta, per eliminare le infiltrazioni di acqua ma anche per dare dignità ai patrioti sepolti attraverso indagini scientifiche.
Come indicato, una volta terminati gli interventi all’esterno, realizzati dalla Direzione Tecnica e Arredo Urbano, l’area Funebri e Cimiteriali del Comune di Milano, inizierà una campagna di diagnostica comprendente una mappatura del degrado, un’esplorazione georadar sulle pavimentazioni e sulle murature, oltre a un’analisi chimico fisica eseguita su una base di prelievi. Tutte azioni propedeutiche alla successiva posa di un’apparecchiatura elettronica in grado di rimuovere la causa all’origine dell’umidità da risalita. Continuando come da presentazione, accanto al restauro della Cripta, si procederà al recupero e studio dei resti scheletrici presenti dando identità e presenza attraverso analisi forensi e scientifiche. Fino ad oggi è stata sempre sconosciuta la composizione dei corpi: posti singolarmente o in gruppo? Solo i patrioti milanesi oppure anche gli avversari e altre persone dell’epoca? Con i trasferimenti avvenuti nel tempo, oggi si andranno a chiarire ed evidenziare le possibili contaminazioni.
Grande enfasi e soddisfazione all’interno delle autorità del Comune di Milano, con la responsabile della cripta di piazza Cinque Giornate Giovanna Colace che ha indicato come si tratti di “un progetto multidisciplinare nato dalla convergenza di professionalità e competenze distinte, animate e guidate dalla responsabilità della condivisione, con tutte le persone che vivono la città, della ricchezza e bellezza del patrimonio storico, culturale e artistico collettivo”. Inoltre, l’assessora ai Servizi Civici Gaia Romani ricorda come “Il monumento commemorativo di piazza Cinque Giornate fu all’epoca fortemente voluto dalla cittadinanza”.
Un atto dovuto alla storia dell’Italia e di Milano che nell’Ottocento erano ancora divise ma che volevano essere libere e non essere soggiogate dagli avversari, dalle frammentarie opinioni, dallo status quo imposto, dalla politica del tempo, dalle guerre e da secoli di costanti invasioni. Viva Verdi scrivevano e dicevano.
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